cooperativa pescatori Borgo Marina Cervia la fenice
HOME LE FAMIGLIE QUALCHE STORIA I SOPRANOMI I PERSONAGGI LE FOTO CONTATTO CERCA
Spaziatore Farabegoli

peppini sartini
peppini sartini

Giuseppe ( Peppino ) Sartini

Era nato a Cervia il 24 agosto 1909. Suo padre Emilio è pescatore mentre sua madre Maria Rosa, che fa De Cesari di cognome, è dedita oltre alla famiglia, alla gestione di una piccola osteria nella quale i pescatori andavano a passare il loro tempo libero spesso senza avere i soldi in tasca per pagare la bevuta qiotidiana.
Peppino è un ragazzo come tanti altri, cresce anch'egli in un'epoca dove le condizioni di vita non sono lontane dalla miseria e ogni giorno si lotta per piccole conquiste, che per i ragazzini significa inventarsi un po' di divertimento e per gli adulti rimediare due pasti decenti al giorno.per tutta la famiglia.
In questo contesto all'epoca piuttosto comune per larga parte della popolazione italiana, Peppino scopre che il suo interesse ricade spesso su pezzi di legno grazie ai quali può realizzare con l'aiuto di qualche rudimentale attrezzo, qualche pezzo di corda o alcuni chiodi trovati pet caso, qualcosa con cui vorrebbe divertirsi. Studia il minimo indispensabile per quei tempi, ossia la terza elementare, poi viene avviato al lavoro. Il suo interesse per il legno, tuttavia, non cade inosservato poichè un conoscente di famiglia, a metà degli anni venti, , si offre per raccomandare il ragazzo presso un'importante falegnameria della sua città, Torino.
Peppino vince le riluttanze della famiglia e parte per il capoluogo.piemontese; per lui giovane affascinato della vita, significa uscire dal modesto tra tran cervese dell'epoca, e soprattutto poter coltivare quella passione per le costruzioni in legno diventate ormai il suo chiodo fisso. Viene assunto dapprima col modesto grado di apprendista per poi divenire, grazie all'occhio sempre attento un falegname vero e proprio. I mobili che in questa ditta sono la principale fonte di lavoro richiedono accuratezza e precisione, praticità ed eleganza e Peppino si sente a suo agio in tutto ciò.
Il lavoro tuttavia non gli basta e anch'egli alla sera va a scuola, dove oltre alla necessità della cultura scopre un'altra grande passione: la lettura.
La felice parentesi torinese si conclude forzatamente a causa degli obblighi di leva, al yermine dei quali fa ritorno definitivo a Cervia dove nei primi anni '30 comincia a lavorare in pianta stabile come falegname
È verso la fine di questo decennio che i due cugini Adriano e Peppino si rincontrano nel paese natio. Hanno entrambi grande volontà ed entusiasmo e decidono che la cosa migliore sia quella di unire i rispettivi intenti e cominciare a lavorare insieme.
Purtroppo ciò accade quasi alla vigilia della seconda guerra mondiale; ci sarà appena il tempo di abbozzare progetti e desideri salvo.poi riporli in un cassetto nella speranza di tempi migliori. Passata la bufera la ditta De Cesari- Sartini si trasferisce nella zona del.porto. Questa decisione matura in seguito ad importanti considerazioni: la primitiva bottega d'anteguerra era troppo piccola per ciò che i due erano in grado di fare e soprattutto trasferendosi vicino al mare si aveva m
eglio la possibilià di gettare una sia pur timida occhiata verso la nautica da diporto della quale si aveva avuto qualche piccolo segnale prima della guerra e che avrebbe potuto costituirei n futuro una nuova fonte di guadagno. Pare che sia stato Adriano a suggerire questa ipotesi, di sicuro Peppino non fu da meno nel seguire il cugino in questa affascinabte avventura. I due si trapiantarono in un capannone di prprietà del Comunw in via Nazario Sauro, in pieno Borgo Marina ed è proprio.lì che succede l'impensabile. A quel tempo Cervia non era certo l'importante centro turistico che conosciamo oggi, era tuttavia frequentata da alcune ricche famiglie lombarde, in prevalenza milanesi, che in estate avevano residenza presso le prime villette della futura Milano Marittima non a caso così battezzata.
Erano i veri ricchi dell'epoca e la.modesta popolazione cervese vedeva arrivare in città automobili da sogno, condotte da autisti in uniforme, dalle quali scendevano i signori accompagnati dalle famiglie e dai camerieri.
Alcuni di questi per motivi di studio o di lavoro avevano avuto l'opportunità di viaggiare cosa singolare per l'epoca e qualcuno era anche stato nella lontana America, paese a quel tempo molto.più evoluto del nostro. Qui anche la nautica era avanti e aveva preso piede in maniera discreta. Per questi fortunati uomini del tempo come souvenir di quei memorabili viaggi oltre alle fotografie dei grandi palazzi e delle metropoli si aggiunsero per curiosità o per passione, anche le fotografie di queste barche assolutamente sconosciute in Italia.
Tornati in Patria e trovandosi in vacanza in riva all'Adriatico ad alcuni di questi ricchi industriali viene il desiderio di farsi costruire un'imbarcazione come quelle viste nella lontana America.
A Cervia c'è una piccola bottega dove due artigiani hanno già costruito qualche piccolo" dinghy " e la voce fa presto a girare. Si presentano da Adriano e Peppino con delle semplici fotografie r chiedono ad essi cosa possono fare.
Alla bizzarra richiesta Adriano e Peppino non so tirano indietro; ragionano, confabulano tra loro e si buttano nell'avventura. Nascono così i primi motoscafi fuoribordo le cui linee richiamano fortemenye quelle imbarcazioni che il celebre cantiere Riva costruirà a partire dagli anni 60 acquisendo ufficialmente i disegni e l'autorizzazione a costruirli in Italia.
I suddetti motoscafi di volta in volta subiscono variazioni in lunghezza e larghezza in base al desiderio del cliente, che opta per uno o due motori fuoribordo oppure in seguito, per il motore entrobordo.
Agli inizi degli anni 50 l'attività del cantiere De Cesari-Sartini è in forte espansione tanto che la bottega del Borgo Marina diventa insufficiente; i due cugini ottengono l'autorizzazione del demanio marittimo per costruire un capannone più grande sul versante di Milano Marittima, ma sempre adiacente al porto-canale.
Le richieste aumentano sempre di più e questo significa l'ingresso in ditta di nuove maestranze via via sempre più numerose.
Tra queste ricordiamo senz'altro Domenico Fioravanti per motivi che ritroveremo tra qualche riga. Occorre anche ricordare che Cervia, degna testimone della passione tutta romagnola " par e mutor" ospita competizioni sportive come il.rally motonautico, dove i motoscafi del cantiere fanno bella mostra di sè e, più tardi nel tempo, la famosa traversata Pola-Cervia di sci nautico a cui partecipano
I bei nomi dell'alta società dell'epoca. Le imbarcazioni coatruite nel cantiere trovano ormeggio, in particolare nel periodo estivo, nel tratto di porto antistante il cantiere stesso.
Le imbarcazioni aumentano in breve tempo di numero e bisogna dapprima ormeggiarle in doppia fila poi a spina di pesce per recuperare spazio. Sorge poi la priblematica del ricovero invernale di tutti questi scafi.
La respondabilità degli ormaggi e della custodia fuori stagione è affidata a Luigi Fioravanti detto " Gigion" e al vecchio Emilio Sartini padre di Peppino, che suggerisce al figlio.la costruzione di un originale castello in legno nel quale ospitare su vari ripiani leb barche di dimensioni più contenute. In tempi successivi i due sopraccitati si affiancano i fratelli Dover e Cesare Sarti, che molti diportisti hanno conosciuto per aver gestito la Cooperativa Servizi Nautici " Il Sestante ". Con la garanzia di questi efficienti servizi cominciano ad affluire a Cervia anche barche provenienti da altri porti
La fama del cantiere di Adriano e Peppino è più che consolidata ed essi, oltre alle proprie costruzioni devono quindi dedicarsi alla manutenzione e riparazione delle barche forestiere.
Inizia così a Cervia la presenza in.pianta stabile della nautica da diporto che richiede per sè sempre più spazio scontrandosi talvolta con le legittime esigenze della marineria dei pescatori, che fino a quel momento avevano fruito a loro.piacimento del porto canale.
Si realizza la Darsena Comunale, che negli originari intendimenti avrebbe dovuto ospitare proprio le barche da pesca, cosa che non avvenne mai a causa della radicata abitudine dei pescatori di avere barche ormeggiate sottocasa, ossia in quella zona del Borgo Marina dove molti di essi abitavano a ridosso del vecchio ponte delle Paratoie.
Nel 1953 il cantiere si dedica,alla costruzione della barca a vela più grande realizzata fino a quel momento: è l'Athena, uno slop di m. 9,50 progettata dall'architetto veneziano Chiggiatto, una delle più grandi firme dell'epoca. È i dottor Turno Castagnoli, un industriale romagnolo trapiantato a Milano che diventerà grande amico di Sartini a chiederne la costruzione.
Peppino è il.primo ad innamorarsi di questo progetto, ricco di belle linee filanti ed eleganti alle quali la successiva verniciatura a coppale conferirà quel tocco di classe necessario a far vincere ad Athena la sfida col tempo, tanto da renderla una delle più belle barche visibili a Cervia. La leggenda vuole che questo scafo l'abbia costruito da solo con l'aiuto del figlio Emilio che, appena quindicenne, entra in bottega seguito a breve dai figli di Adriano. Emilio diventerà negli anni 70 l'immagine pubblica del futuro cantiere, ma a quel tempo ancora un ragazzo che preferirebbe divertirsi con gli amici. Il padre lo trascina in bottega e nonostante qualche sbuffo e parecchi piagnistei tra i due nasce una grande collaborazione umana e professionale, che li terrà uniti per quasi quarant'anni.
Il varo dell'Athena nel 1964, costituisce un episodio da raccontare.
All'epoca il cantiere disponeva di una gru adatta all'alaggio di piccole imbarcazioni non certo grandi e pesanti come quella. Fu deciso quindi di avviare la barca con tutta l'invasatura fin sui bordi del.porto per poi inclinarla gradualmente e farla letteralmente cadere in acqua su un fianco ! Poi, come ovvio, la zavorra della chiglia l'avrebbe fatta immediatamente
raddrizzare.
L'episodio che di per sè mette i brividi pensando al rischio corso da cose e persone soprattutto se considerato alla luce delle giuste norme antinfortunistixhe oggi vigenti, la dice lunga sulla capacità degli uomini del tempo di affrontare le difficoltà contingenti.
Letto in chiave più romantica questo aneddoto descrive, credo in maniera perfetta, lo spirito.pionieristico di quei giorni ormai lontani dove eventi del genere avevano il sapore della vittoria, della conquista e venivano spesso celebrati in modo quasi solenne.
La rimanente parte del decennio vede l'ingresso in bottega dei figli di Adriano e Peppino che, molto giovani, iniziano così le rispettive carriere professionali senza godere di particolari favoritismi: Sartini e De Cesari sanno che la pagnotta bisogna guadagnarsela e non risparmiano nulla ai loro figli, che oltre all'apprendimento.professionale continueranno nel tempo gli studi necessari a conoscere anche le parti teoriche del loro lavoro come ad esempio quella inportantissima relativa al disegno tecnico


di Giovanni Sartini a cura di Renato Lombardi




albero

freccia sito Farabegoli ritorna



  © Fioz